Storia della Congregazione
La Congregazione dei Lateranensi così come si presenta oggi, risale ai primi decenni del secolo XIX. Essa è il risultato della fusione di due Congregazioni canonicali sorte all’inizio del lontano 1400: la Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi e dei Canonici Regolari Renani. Artefice dell’unione fu l’Abate renano don Vincenzo Garofali.
La celebrazione dell’evento avvenne nella Canonica di S. Pietro in Vincoli il 23 giugno 1823.
I CANONICI REGOLARI DEL SANTISSIMO SALVATORE detti RENANI
- IL PRIMITIVO NUCLEO CANONICALE A BOLOGNA (1136-1408)
Le prime notizie della canonica di S. Maria di Reno in Casalecchio risalgono al 1136. Intorno alla metà del XIV secolo, la canonica di S. Maria di Reno era stata abbandonata dai pochi religiosi che ancora vi abitavano, per trasferirsi in città, nella canonica bolognese di S. Salvatore che poco dopo conobbe una situazione precaria.
Il priore di S. Salvatore Francesco Ghisilieri, rimasto il solo abitatore del monastero bolognese, riuscì ad infondere nuova vitalità alla propria comunità canonicale, innestando in essa la giovane linfa dei canonici riformati, provenienti da Gubbio e guidati dall’ex Agostiniano Eremitano di Lecceto, il beato Stefano Agazzari, che aveva ricevuto il primo riconoscimento ufficiale da Gregorio XII nel 1408 e si era insediato a Gubbio, in una regione impervia, nell’eremo di Sant’Ambrogio, grazie al conte Guido Antonio di Montefeltro, signore di Urbino.
- LE FASI PREPARATORIE ALLA NASCITA DEI RENANI (1408-1419)
In varie circostanze, a partire dal 1408, ci furono contatti tra i canonici di S. Salvatore e S. Maria di Reno, in Porta Nuova, guidati dal priore Francesco Gisilieri, e quelle riformati di S. Ambrogio di Gubbio, con Stefano Agazzari che nel 1414 aveva ottenuto con bolla pontificia il riconoscimento di Canonico Regolare nell’eremo di S. Ambrogio, diventato Priorato. Gli ambrosiani si insediarono a Bologna nel 1417.
Papa Martino V con la bolla “Ad hoc circa regularis” emanata a Friburgo il 5 giugno 1418 assegnava al vescovo di Bologna Niccolò Albergati l’incarico di dare esecuzione all’unione. Il loro abito cambiò: tunica, rocchetto e scapolare rimasero di colore bianco, la cappa grigia diventò nera. La seconda bolla pontificia del 14 dicembre 1418 accordava il nome di Congregazione di S. Salvatore e la facoltà di celebrare ogni anno il capitolo generale.
La canonica bolognese e quella di S. Ambrogio diventarono un tutt’uno, alla presenza del notaio e del vescovo Albergati, il 4 marzo 1419, nel palazzo vescovile di Bologna.
- LA CONGREGAZIONE DEI CANONICI REGOLARI DEL SS. SALVATORE DETTA RENANA (1419-1823)
I Canonici Renani così chiamati per il fiume Reno sulla cui sponda sorgeva la primitiva canonica bolognese di S. Maria di Casalecchio- celebrarono a Gubbio il 3 maggio 1419 il primo Capitolo; fu eletto Stefano Agazzari Priore Generale. La regola era quella di Sant’Agostino.
Dall’unione dei due nuclei canonicali bolognesi e eugubini si aggiunge nel 1420 la canonica di S. Donato di Scopeto in Firenze (per un certo periodo i Canonici furono detti Scopetini) e poi, in una successione continua molte altre.
La nuova congregazione divenne in breve tempo famosa. Il rigore umile austero con cui i suoi religiosi praticavano la vita canonicale, guadagnò loro il soprannome di “Modestissimi“.
Alla fine del XV secolo, le comunità renane erano 33, dislocate nelle principali città d’Italia. Per tutto il Cinquecento e anche nel Seicento continuò l’espansione dei Renani in Italia; all’interno dei chiostri condussero una vita esemplare, fedeli al loro carisma: giungere alla santificazione vivendo in comunità.
All’inizio del Seicento la Congregazione contava 780 canonici, dediti al culto solenne, allo studio teologico, alla formazione permanente e alla predicazione.
In tutta Italia furono aperte case che esercitarono rilevante influsso religioso e culturale sulla società del tempo.
Le varie canoniche erano soggette ad uno stesso Superiore generale, che governava la congregazione insieme ai Visitatori, eletti ogni anno o per un triennio dal Capitolo generale. La mobilità dei religiosi, trasferiti continuamente da una canonica all’altra, contribuì a creare uno stretto legame fra le varie case.
Per i secoli i Renani ebbero un percorso autonomo e parallelo nei riguardi della Congregazione dei Lateranensi. Negli ultimi decenni del Settecento, in una successione continua, i monasteri furono chiusi e i loro beni incamerati dallo stato. L’espropriazione delle case iniziò nel Granducato di Toscana (1778), nella Lombardia (1781) e nella Repubblica di Venezia (1783); a partire dal 1796, intervennero i governi napoleonici nelle varie parti d’Italia e il Re di Sardegna in Piemonte (1798). Rimasero solo la canonica lateranense di S. Maria di Piedigrotta a Napoli e quella renana di S. Pietro in Vincoli a Roma che ratificarono la fusione canonicale del 1823, dando vita ad una nuova Congregazione.
Famoso lo Studium di Bologna, gli scolari inglesi e la devozione S. Tommaso Beckett in S. Salvatore; tanti privilegi, le Bolle pontificie, pergamene e documenti preziosi conservati negli archivi. L’identità dei Renani traspare dal loro Abito religioso bianco, dalle Consuetudini, dalla Regola agostiniana e dalle Costituzioni. Significativo il motto dei Canonici impresso a chiare lettere nella sacrestia della chiesa S. Salvatore di Bologna: Sanctatis et Decor”.
La domus canonica, l’architettura e la distribuzione degli spazi, le opere artistiche e il patrimonio delle bellezze racchiuse nei complessi Canonicali riflettono il carisma dei Canonici Regolari di vita comune. Numerosi i Papi, i Santi, gli abati e le personalità legate alla congregazione e anche gli studiosi, scrittori e artisti.
I Canonici furono guide illuminate dei Monasteri femminili e delle Canoniche si regolari. Il Settecento è il secolo di un progressivo declino che culminerà nella soppressione dell’istituzione religiosa, con la conseguente confisca di quasi tutte le case.
Nel 1823, dalla fusione delle due antiche congregazioni del SS. Salvatore e dei Lateranensi, nasce l’odierna Congregazione dei Canonici Regolari del SS. Salvatore Lateranense.
Dal XIX secolo comincia la diffusione della vita canonicale lateranense in Europa e in terra di missione. 1959: la congregazione lateranense entra fa parte della congregazione dei canonici regolari di S. Agostino.
I Canonici Regolari Lateranensi
La gente comune, quando sente parlare dei Canonici Regolari Lateranensi, solitamente pensa a religiosi che vivono in S. Giovanni in Laterano. Effettivamente c’è stato un periodo della storia in cui, a più riprese, sono stati a servizio della Basilica di S, Giovanni in Laterano.
Quel tempo è ormai lontano! Occorre infatti risalire al XV secolo, quando i Canonici Regolari di Santa Maria di Frigionaia, culla della futura famiglia lateranense, furono chiamati dal Papa Eugenio IV, a prendere possesso di S. Giovanni in Laterano. Grazie ad una crescente fioritura, il Capitolo generale del 21 aprile 1439, accolse l’invito del Papa e mandò 30 Canonici per il servizio della Basilica lateranense.
Fu sempre il Papa Eugenio IV, nel 1446, a cambiare la denominazione di “Canonici Regolari di Frigionaia” in “Canonici Regolari Lateranensi”. Tuttavia la loro permanenza a S. Giovanni in Laterano rimarrà fino al 1471, quando, ad opera di Sisto IV, verranno definitivamente allontanati.
Il ‘500 fu un periodo aureo della Congregazione, alla quale si unirono molte case in Italia, tanto che alla fine del 1500 se ne potranno contare ben 55. In esse vi è particolare attenzione allo studio, alla produzione di opere di spiritualità e alla predicazione. In questo tempo l’impronta contemplativa è forte, perché non è permesso ai Canonici il ministero parrocchiale.
Nel ‘700 si assiste ad un certo declino; molte case, sia per decreti pontifici, sia per la soppressione napoleonica, vengono chiuse. Agli inizi del XIX secolo rimane una sola casa: Santa Maria di Piedigrotta a Napoli.
La Congregazione dei Lateranensi così come si presenta oggi, risale invece ai primi decenni del secolo XIX. Essa è il risultato della fusione di due Congregazioni canonicali sorte ambedue all’inizio del lontano 1400: la Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi e dei Canonici Regolari Renani.
Artefice dell’unione fu l’Abate renano don Vincenzo Garofali.
La celebrazione dell’evento avvenne nella Canonica di S. Pietro in Vincoli il 23 giugno 1823. La rinascita si deve all’abate Vincenzo Garofali, canonico renano, che nel 1823 riesce ad unire le due Congregazioni, quella Lateranense e quella Renana, nella Congregazione del Santissimo Salvatore Lateranense.
La celebrazione dell’unione avvenne nella Canonica di S. Pietro in Vincoli il 23 giugno 1823. Con l’unità d’Italia sorgono altre difficoltà che, verso la fine dell’800, portano alla chiusura di gran parte delle case italiane, dando però un’apertura verso nuovi orizzonti in Europa, a cominciare dalla Francia (Beauchene, nel 1873) per poi arrivare con comunità in Inghilterra, Spagna e Belgio.
A queste case si unisce nel 1859 la canonica di Cracovia.
La tensione missionaria porta inoltre i canonici in Argentina, Brasile e Zaire. Attualmente la Congregazione è presente in Italia, Polonia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Stati Uniti, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Brasile ed Argentina.
In Italia i Canonici Regolari Lateranensi sono presenti in una quindicina di case caratterizzate dalla vita in comune e dal servizio nelle parrocchie. Fra le sedi più importanti ricordiamo Verres in Val d’Aosta, Andora in Liguria, Genova, Lucca, S. Floriano (TV), Bologna, Gubbio, Roma e Napoli.
Solo 11 anni dopo essi saranno costretti, per le turbolente vicende storiche della città di Roma, a lasciare definitivamente la Basilica di S. Giovanni in Laterano, ma il titolo di “Lateranensi” li accompagnerà nel loro cammino futuro, a memoria del servizio prestato alla Basilica del Laterano, “Madre di tutte le Chiese”.
La riforma protestante prima e le soppressioni napoleoniche poi, fiaccarono la vitalità della Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, così che all’inizio del XIX secolo era ridotta ad una sola casa: S. Maria di Piedigrotta in Napoli.
La Congregazione dei Lateranensi così come si presenta oggi, risale invece ai primi decenni del secolo XIX. Essa è il risultato della fusione di due Congregazioni canonicali sorte all’inizio del lontano 1400: la Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi e dei Canonici Regolari Renani. Artefice dell’unione fu l’Abate renano don Vincenzo Garofali. La celebrazione dell’evento avvenne nella Canonica di S. Pietro in Vincoli il 23 giugno 1823.
Storia del nome
“Canonici“. Nei secoli IV – XI si diffonde l’esperienza della vita comune tra i sacerdoti promossa, il più delle volte, dai Vescovi.
La parola latina “canonicus” designava un chierico che viveva secondo una regola e era iscritto nell’elenco dei chierici di una chiesa particolare, con i quali condivideva il culto, il ministero e una certa qual forma di vita comune. Questo stile di vita è promosso il più delle volte dai Vescovi.
“Regolari”. L’aggiunta “Regolari” è dell’XI secolo e precisamente a partire dal Sinodo Romano del 1059, allorché si introdussero norme più severe per la vita comune. Gli aderenti si chiamarono “Canonici Regolari”. E’ di questi tempi il sorgere delle grandi abbazie.In Europa se ne conteranno più di 2500.
“Lateranensi”. La denominazione “Lateranensi” risale al 1446, quando Papa Eugenio IV, come riconoscimento del sevizio prestato dai Canonici Regolari di Santa Maria di Frigionaia alla Basilica di S. Giovanni in Laterano, Madre di tutte le chiese, con decreto stabilì che da quella data essi si chiamassero non più di “ Frigionaria”, loro casa di origine, ma del “Laterano”, da cui Lateranensi.
Storia dell’Ordine
Genesi e sviluppo dell’Ordine canonicale
A differenza degli altri Ordini (come per esempio i Benedettini), i Canonici regolari non hanno un vero fondatore, anche se in verità S. Agostino può essere considerato, a giusto titolo, il grande ispiratore dell’Ordine canonicale.
Del resto, per lunghissimi anni, i canonici regolari di Sant’Agostino non sono stati considerati un Ordine, ma essi si nono uniformati a direttive relativamente duttili e non uniformi, differenti da una località all’altra con forti accentuazioni locali.
E’ inoltre difficile ridurre la vocazione dei canonici regolari, che vivono nella Chiesa, alle sole due grandi tradizioni ecclesiali: da una parte la preghiera e la vita conventuale dei grandi Ordini contemplativi e dall’altra un’attività pastorale all’interno della vita della chiesa diocesana.
Questo legame tra la vita di contemplazione e il servizio della Chiesa è stata così ben riassunta da Alain de Solminihac, Abbate di Chancelade, e poi vescovo di Cahors, che vedeva nella vocazione canonicale due dimensioni o esigenze: “Una che riguarda Dio e l’Altra che riguarda il prossimo”.
Le origini
Le prime comunità canonicali sono apparse nel secolo IV: si trattava inizialmente di chierici che vivevano in comunità con il loro vescovo, senza una regola specifica: questi chierici prendevano come modello la vita di Gesù con i suoi discepoli, e come esempio le prime comunità dei cristiani di Gerusalemme.
Tra i promotori di vita comune, sant’Ambrogio cita Eusebio di Vercelli (371), il primo in occidente a introdurre la vita comune dei chierici della sua chiesa.
San Zenone, vescovo di Verona, introdusse uno stile simile nella sua diocesi.
Sant’Agostino
Ma è soprattutto sotto l’influenza di Sant’Agostino che l’istituzione canonicale si organizzò in maniera più dettagliata.
Dopo una prima esperienza di vita monastica a Tagaste, sant’Agostino, nominato vescovo d’Ippona nel 395, trasformò il suo palazzo episcopale in un monastero di chierici e impose ai chierici della sua chiesa cattedrale la vita comune nella povertà.
Due discorsi di sant’Agostino illustrano in modo particolare la sua visione su questo tema. Nel primo, richiama espressamente che i chierici non devono possedere nulla di proprio, e che il vescovo non può ammettere tra i chierici, i candidati che rifiutano di sottomettersi alla legge della rinuncia totale, e egli così afferma: “chiunque manca di fedeltà a questa legge, decadrà dal suo stato”. Nel secondo discorso, giunge a paragonare il chierico infedele a queste regole, a un vergine che abbandona il suo monastero.
La concezione di sant’Agostino diverrà presto il modello ideale della vita canonicale, le cui caratteristiche principali sono: la vita comune con la rinuncia alla proprietà personale, la pratica della castità e dell’obbedienza, l’amore alla vita liturgica e l’esigenza dell’esercizio pastorale. In questa visione ideale della vita canonicale, la carità fraterna e la moderazione in ogni cosa, si presentano due caratteristiche tipicamente agostiniane.
Il modello d’Ippona da allora vive una certa espansione. In effetti sant’Agostino ha formato numerosi vescovi dell’Africa del nord, i quali diverranno poi gli apostoli di questo modello di vita.
Disgraziatamente, le invasioni dei Vandali distrussero queste comunità canonicali. Ma numerosi discepoli di sant’Agostino riuscirono a fuggire e trovarono rifugio nel sud della Francia, in Gran-Bretagna e in Irlanda, dove si fecero promotori della spiritualità, secondo lo spirito di Agostino.
Il più conosciuto di essi è Giuliano Pomerio che fondò una comunità di chierici ad Arles e che descrisse, verso la fine del V secolo, questo modello di vita nel libro. “De vita contemplativa”.
Inoltre san Gregorio il Grande e san Cesario d’Arles sono stati ugualmente dei propagatori della vita comune dei chierici. Le prime regole che si imposero sistematicamente tra i canonici, apparvero nell’epoca carolingia. Esse avevano lo scopo di rimediare alle situazioni di decadenza che caratterizzarono la maggioranza dei Capitoli verso la fine del VI secolo.
Chrodegango (442 -766) vescovo di Metz, fu il primo a redigere una regola per il Capitolo della sua chiesa e si ispira largamente, in alcuni passaggi, alla regola di sant’Agostino.
Questa regola imponeva la vita comune, una certa disciplina, e una relativa povertà e ebbe una larga diffusione in Francia e nell’Occidente. Il Sinodo di Aix-laChapelle, convocato nel 816 da Luigi il Pio (778-840) innescò un movimento irreversibile per una codificazione precisa della vita canonicale, sviluppando nei dettagli la vita claustrale dei canonici.
Il monarca, aiutato da S. Benedetto d’Aniene, giunse ad imporre una certa unità di regole nella Chiesa, sottomettendo I monaci alla Regola di S. Benedetto e i Canonici alla regola che portava il titolo: “De institutione Canonicorum”, largamente ispirata alla regola di Chrodegango.
La regola di Aix-laChapelle ebbe un grande merito, in quanto portò chiarezza tra la vita monastica e la vita canonicale. Quest’ultima, a differenza della vita monastica, si differenziava per il suo attaccamento al servizio pastorale nella Chiesa e per la cura dei fedeli.
La regola di Aix-laChapelle portava in sé un germe di decadenza, permettendo ai Canonici la proprietà dei loro beni. Sarà la ricchezza la causa maggiore della decadenza delle comunità canonicali.
Tutto ciò debilitò la vita canonicale, e si vedeva con urgenza una riforma non solo nella vita canonicale, ma anche nella Chiesa tutta.
In questo clima di decadenza, sorge, come superamento, il movimento di Cluny; appaiono grande figure di riformatori, come Romualdo, Pier Damiani, Ildebrando, che sarà il futuro Papa Gregorio VII.
La riforma Gregoriana
In questi decenni di fine primo millennio e inizio del secondo non mancarono tentativi di riforma In Avignone, in Provenca, nel Lazio, in Toscana, tentativi che videro il loro coronamento nel Sinodo Lateranense del 1059.
Nel Capitolo IV il Sinodo Lateranense afferma che i chierici regolari che intendevano vivere in comune, avrebbero dovuto dormire e mangiare in comune e mettere in comune i beni che appartenevano alle chiese, per tornare a vivere come la prime comunità cristiane.
Non tutti accettarono le norme del Sinodo. Nacque così la distinzione tra canonici regolari e canonici secolari.
La riforma fu chiamata “gregoriana” dal personaggio che, prima come cardinale con il nome di Ilbebrando e poi come Papa, Gregorio VII, si adoperò con tutte le forze alla riforma non solo della vita comune del clero, ma della chiesa tutta.
Molti santi del nostro calendario canonicale risalgono a questo periodo aereo della vita della Chiesa.
Dalla riforma gregoriana alla nascita delle Congregazioni canonicali
Dopo una grande fioritura, la vita canonicale soffrì un decadimento. Il motivo è ricercarsi nel fatto che le varie abbazie, prepositure e monasteri, non avevano relazioni tra di loro, ne avevano un governo centrale. In verità nel secolo XII si avvertì il bisogno di riunirsi annualmente in capitoli regionali, ma i richiami dei Papi che esortavano a tale scopo cadevano nel vuoto.
Durante il papato di Innocenzo III il Concilio Lateranense IV (1215) prescrive che i Canonici Regolari e i monaci benedettini celebrino i capitoli provinciali (la parola provincia si riferisce ad una regione) ogni tre anni. La finalità di questi Capitoli era la discussione della riforma dell’Ordine e l’osservanza della vita comune.Questi interventi dell’autorità della Chiesa è significativa, in quanto per la prima volta, si cerca di dare una certa organicità a tutto l’Ordine.
Una della caratteristiche dell’Ordine era la grande varietà delle sue regole, che avevano lo scopo di regolare in qualche modo la vita religiosa dei canonici regolari. Nel XII secolo, la regola di S. Agostino, già conosciuta e letta antecedentemente, finì con l’essere scelta dalla quasi totalità delle comunità canonicali.
Con la riforma gregoriana e soprattutto nei periodi di maggior fioritura dell’Ordine, si sentì il bisogno di una certa comunione almeno tra le case che avevano la medesima regola e vicine nello stile di vita. Erano chiamati “capitoli generali”, qualcosa di mezzo tra un centralizzazione di alcune congregazioni canonicali sorte nei secoli XV e XVI e la l’autonomia completa delle case.
A questa categoria appartenne tra le altre l’Ordine dei Premostratensi, con caratteristiche proprie, la Congregazione di S. Rufo, di S. Vittore di Parigi, di Arruaise, di Sempringham, di Abondance. Non hanno un governo centrale stabile, ma sovente il capitolo generale, a cui partecipavano gli abati e i superiori maggiori. Stanno sorgendo in questo modo le basi delle Congregazioni moderne. Assieme a questi capitoli generali e congregazionali in senso stretto, le abbazie, le prepositure e i priorati autonomi continuano la loro propria vita con un cero numero di case affiliate ad una casa principale. Tutte questi raggruppamenti, con strutture differenti, sono conosciuti con il nome di Congregazioni canonicali.
La nascita della Confederazione
Ma fu il nono centenario del Sinodo Lateranense (1959) che rivestì una grande importanza per l’Ordine canonicale, perché divenne occasione provvidenziale per formare una Confederazione dei Canonici regolari di S. Agostino, sanzionata a approvata dal Papa Giovanni XXIII, con un breve “Caritatis unitas” del 25 maggio 1959.
Le Congregazioni, pur conservando la loro autonomia, strinsero tra loro un “Foedus caritatis” (patto di carità). Attualmente l’Ordine si divide in nove Congregazioni, confederate, presenti in tutta l’Europa, in America, in Africa e in Asia.
La Confederazione
Il nono centenario del Sinodo Lateranense (1959) rivestì una grande importanza per l’Ordine canonicale, perché divenne occasione provvidenziale per formare una Confederazione dei Canonici regolari di S. Agostino, sanzionata a approvata dal Papa Giovanni XXIII, con un breve “Caritatis unitas” del 25 maggio 1959.
Le Congregazioni, pur conservando la loro autonomia, strinsero tra loro un “Foedus caritatis” (patto di carità). Attualmente l’Ordine si divide in nove Congregazioni, confederate, presenti in tutta l’Europa, in America, in Africa e in Asia.
Le Congregazioni che compongono l’Ordine canonicale sono:
- La Congregazione del Santissimo Salvatore Lateranense
- Congregazione Lateranense Austriaca
- La Congregazione del Gran S. Bernardo
- La Congregazione di S. Maurizio di Agauno
- La Congregazione di Windesheim
- La Congregazione dell’Immacolata Concezione
- La Congregazione dei fratelli della vita comune
- La Congregazione della Madre del Redentore
- La Congregazione di S. Vittore